Collina di Pondo
Veduta di Collina, dalla "Fonte per gli occhi"
Veduta di S.Sofia, dalla Rondinaia
Ubicazione e territorio
Collina di Pondo, località del Comune di Santa Sofia (FC)
rinomata per l'omonimo Santuario mariano, si trova a 525 metri di
altitudine, attorniata da una foresta di pino nero, a circa
quattro chilometri dal Capoluogo.
Luoghi caratteristici della zona:
Bastia, m. 524 s.l.m. . Potrebbe trattarsi della "bastia" costruita "in pietra" dal Salviati nel 1404 quando assediò inutilmente la Rocca di Pondo con l'esercito della Repubblica Fiorentina. Da questo casolare la tradizione indica provenire la pastorella miracolata dalla Madonna. | |
Castellaro, m.703 s.l.m. Vi sorgeva il castello di Valle Maggiora; citato fra il 1179 e il 1213. | |
Maestà, m 619 s.l.m. . L'edicola intitolata alla Vergine fu costruita nel 1873, come si legge in una iscrizione all'interno, nel luodo dove, secondo la tradizione, apparve la Madonna alla pastorella sordomuta, miracolandola. | |
Rocca di Pondo, m. 425 s.l.m. . Del castello di cui risulta traccia già nel 1200 resta un imponente muro a sacco sul lato nord e all'interno vani coperti a volta, riferibili ai secoli XIII-XIV. | |
Rovereto, m. 589 s.l.m. . L'ospitale di S.Pietro a Rovereto sorgeva in questo insediamento posto sul confine fra Collina di Pondo e Raggio. | |
Saviana, m. 649 s.l.m. . Nel 1573 aveva una parrocchiale intitolata a S Giovanni Battista che nel catasto pontificio veniva indicata all'interno del nucleo abitativo nel quale risultano ad oggi due edifici, sostanzialmente conservati, attribuibili ai secoli XVII e XVIII. |
Servizi Per i pellegrini e per i visitatori del Santuario e della zona, è possibile utilizzare, nelle loro soste, i servizi offerti dall'Agriturismo Collina di Pondo. Tel. 0543/970175 |
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Storia
Il castello di Pondo, a m. 421 s.l.m., era il più vicino ed
importante del Comune di Mortano.
Il 22 novembre 1200 l'abate di S.Ellero, lo confermò
all'arcivescovo di Ravenna.
Nel 1364 il castello fu ceduto agli Ubertini, della stirpe dei
Conti Guidi. Nel suo territorio vi era la villa di Collina con 5
focolai. Dagli Ubertini il Castello passò ai Malatesta; fu
distrutto nel 1404 dalla Repubblica Fiorentina.
In questo Castello esisteva la chiesa parrocchiale di S.Biagio
causa di notevoli discordie e conflitti. Annesse a Pondo vi erano
varie chiese parrocchiali tra cui S.Sisto di Collina.
Nel 1595 il castello era in gran parte distrutto e la chiesa di S.Biagio
e la canonica erano cadute. Il vescovo di Sarsina, Mons. Peruzzi,
allora in visita, ordinò che nel luogo dove era la chiesa si
erigesse una croce e che il fonte battesimale si trasportasse
alla chiesa parrocchiale di S.Sisto di Collina.
Nel 1667 esisteva un oratorio di Pondo intitolato a S.Biagio
annesso alla pieve di Pondo. Pur rimanendo, quindi, ancora
qualcosa dell'antica chiesa parrocchiale, ormai il titolo di
pievania era passato alla chiesa di S.Sisto di Collina.
Nel 1756 nella chiesa di S.Sisto vi erano due altari: quello
maggiore, del SS. Sacramento e della Madonna del Monte Carmelo,
su cui era posta una tavola con le immagini di S.Sisto Papa e
Martire, S.Filippo Neri e S.Antonio da Padova, e quello di destra
ove era venerata una prodigiosa "grande devota immagine"
di Maria Vergine, detta la "Madonna degli occhi", verso
la quale c'era "il massimo culto non solo presso quel
popolo, ma anche presso esteri".
Con la soppressione dell'abbazia di S.Ellero, nel 1785, la
parrocchia fu annessa alla diocesi di Bertinoro.
La cappella, con icona in scagliola, ove è riposta l'immagine
sacra della Madonna, si è conservata intatta nonostante i
terremoti del 1761, del 1768 e quelli del 1918-19 avessero
danneggiato il resto dell'edificio. Nel 1920 la chiesa e stata
parzialmente ricostruita, conservando la cappella ed il portale
settecentesco.
Nel 1988 la chiesa risulta in buono stato, presentandosi solenne
col suo occhio tondo sopra la porta d'ingresso e il suo campanile
incorporato sulla parete sinistra della chiesa. La cella
campanaria è limitata da bifore gotiche e su di essa si erge una
bella piramide esagonale.
Bibliografia: |
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